L’accadememia: cos’è il meme

Gioleppo
6 min readAug 12, 2020

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Non semplicemente delle immagini con le scritte, i memi sono un fenomeno di Internet che ha ormai una rilevanza che non può essere ignorata. Infatti, oltre ad aver modificato il modo di fare umorismo dei giovani, i memi hanno avuto ripercussioni sul marketing e sulla politica. Tale influenza ha attirato l’attenzione di molti, sia accademici che appassionati di cultura Internet. Nella rubrica dell’accadememia cercherò di raccontarvi ciò che ho imparato sulla materia in anni di permanenza nei vari ambienti dell’Internet e dalla (relativamente) poca letteratura a riguardo.

Partiamo dalle basi: se vi dicessi che la memetica è una branca della biologia o che il termine “meme” è precedente all’invenzione di Internet? E se invece vi dicessi che c’è un nesso tra la teoria dell’evoluzione e l’umorismo associato a un cane giallo? Andiamo con ordine. Il sito di Treccani definisce un meme come:

“Singolo elemento di una cultura o di un sistema di comportamento, replicabile e trasmissibile per imitazione da un individuo a un altro o da uno strumento di comunicazione ed espressione a un altro (giornale, libro, pellicola cinematografica, sito internet, ecc.)”.

Il termine appare per la prima volta nel libro “Il gene egoista” di Richard Dawkins che introduce il concetto come una versione più astratta del gene, sostenendo che gli esseri umani (in particolar modo) si siano evoluti non tanto per propagare e far sopravvivere i geni ma memi.
Un meme è dunque qualunque unità culturale, logica o sociale che non è fisicamente hardcoded dentro di noi come specie ma che in qualche modo ci ha fornito un vantaggio evolutivo. Alcuni esempi sono banali e lampanti come “toccare il fuoco fa male ma lo si può usare per cuocere del cibo” o “se un animale è blu molto probabilmente è velenoso” ma il concetto è incredibilmente versatile e può contenere un’infinità di comportamenti come le norme non scritte di comportamento, o le danze di Fortnite.

Sebbene dal punto di vista biologico la teoria non sia ancora pienamente accettata dalla comunità scientifica, si è sviluppata fino a diventare di interesse anche per altre materie con un approccio olistico (in primis la Sociologia) o ambiti multidisciplinare che traggono vantaggio nell’osservare determinati fenomeni sociali in ottica memetica.

Rick Asley nel video di “Never Gonna Give You Up” utilizzato per il meme del rickrolling

Contrariamente a quanto si è portati a pensare, i memi sono stati un fenomeno emblematico di Internet sin dai suoi albori e cercare di stabilire quali siano stati i primi meme è nient’altro che una inconcludente perdita di tempo. Essendo un’estensione virtuale del mondo reale con una formazione spontanea di reti sociali anche senza l’ausilio di piattaforme dedicate (che impropriamente chiamiamo social network) è ovvio che piccoli meme sono nati e morti già con l’invenzione delle e-mail. Quello che è cambiato nel tempo è il riconoscimento del fatto che il fenomeno coincidesse con quello teorizzato da Dawkins. Questa auto-consapevolezza è arrivata sotto forma di auto-consapevolezza in un momento non meglio precisato tra la fine degli anni ‘2000 e l’inizio della decade successiva in modo non uniforme tra le varie piattaforme.

Prima di addentrarsi nella memetica internettiana è necessaria una disambiguazione. Moltissimi pensano che i meme siano tutte le immagini umoristiche con le scritte (quasi sempre in impact) che si scambiano i giovinastri. Le cose non sono così semplici. Stando alla definizione è fondamentale per parlare di memi deve esserci una diffusione ripetitiva dell’unità logica: i memi non sarebbero dunque le singole istanze ma quelli che in gergo vengono chiamati template ovvero gli stampini, archetipi che emergono dall’attività di shitposting, ovvero scambiarsi contenuti di bassa qualità il più delle volte con finalità umoristica. La pratica dello shitposting, figlia degli scambi i mail tra amici, nasce in siti appositi di imageboard come i celeberrimi 4chan e Reddit (nonostante il suo ruolo ambiguo nella cultura di Internet) e ha trovato un florido adattamento nella maggior parte delle piattaforme social.

Milhouse dei Simpsons con sotto la scritta “Ceci n’est pas un meme” parodia del celeberrimo quadro di Magritte.
Un esempio molto datato di metameme

Della corrispondenza totale tra i memi di Internet e quelli della Biologia ci sarebbe da approfondire. Lo stesso Dawkins si è espresso sottolineando la differenza tra le mutazioni casuali memetiche e le mutazioni dovute all’opera di creatività collettiva che coinvolge la cultura di Internet. Personalmente non sono completamente d’accordo perché nonostante le mutazioni non siano del tutto casuali, la diffusione dei memi e i modelli di emersione di questi è si possono considerare di fatto randomici. Ci sono, tuttavia, due differenze fondamentali: la prima è che i memi di Internet non costituiscono un vero vantaggio evolutivo ma si vanno a inserire nel complesso sistema di norme sociali. La seconda differenza è quella che va ad aggiungere un tassello di complessità nell’analisi dei vari fenomeni ed è lo stretto rapporto con l’umorismo. L’umorismo infatti, per quanto sia un’arte ben studiata e codificata al punto da creare dei veri e propri artigiani della comicità che infestano palchi e canali televisivi, da un punto di vista strettamente scientifico è lontano dell’essere veramente compreso.

L’umorismo complica il tutto soprattutto quando emerge una lore: ovvero la creazione di una storia, o più in generale di un universo narrativo condiviso dalle varie community sopra il quale si costruiscono buona parte delle componenti umoristiche. Si apprende quindi che il meme di Internet non è solamente imitazione ma un misto di copia, citazione e tal volta una vera e propria distorsione volontaria.

Meme che fonde una foto di Robert Downey Jr. e Cheems Doge creando un personaggio usato nella lore dell’universo Doge.

In ogni caso, la memetica originale, quella dei biologi, offre una chiave di lettura del tutto valida nell’analisi dei memi di Internet. I memi internettiani nascono, si diffondono, degenerano, sopravvivono o muoiono con meccaniche del tutto analoghe a quelle genetiche e quindi memetiche in senso stretto: non è un caso che qualche anno fa si parlava spesso di cancro e che oggi la terminologia sulla viralità è perfettamente accettata. Infatti il ciclo di vita di un meme è così rapido da essere paragonabile a quello di un virus o di cellule tumorali.

Ovviamente questa non è l’unica chiave di lettura ma anche scegliendo altri tipi di approcci, nessuno esclude l’altro, pertanto è possibile solo un arricchimento da un cambio di prospettiva.

I memi di Internet non sono solo shitpost: si possono fare innumerevoli esempi di memi derivati da eventi più o meno emblematici e allo stesso modo si può lungamente parlare dell’uso propagandistico dei memi, ormai trasversale a diverse realtà politiche. Il punto è che i memi di internet non si limitano a immagini e brevi video divertenti: il confine tra meme e realtà è sempre più labile con il riconoscimento del ruolo di Internet nella vita di tutti i giorni e l’uso massiccio in ogni fascia demografica. È il caso del dab, mossa di danza originaria della scena hip-hop di Atlanta poi diventata fenomeno di massa, o le varie Fortnite dance, o di passi di danza spesso originate su Internet che diventano dei fenomeni di costume fino a diventare dei veri e propri memi nell’accezione più internettiana. In ogni caso non tutto diventa un meme, e tantissimi nascono e muoiono in fretta, senza lasciare il segno nella sottocultura di Internet.

In conclusione, i memi sono ovunque, ma non tutto ciò che è shitpost o fenomeno mediatico può ambire allo status di meme, anche se il termine viene spesso utilizzato in modo improprio, anche quando questo abuso viene usato consapevolmente per questioni di comodità. Tuttavia avere in mente le definizioni e i concetti di base è fondamentale per una comprensione accurata del fenomeno del web.

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